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I NOSTRI PORTI

PIOMBINO

Piombino, già antica città etrusca, fu dominata da Pisa e passò in seguito sotto il dominio dei Visconti diventando nel 1634 capitale del principato omonime. Nel 1815, dopo il periodo napoleonico, fu ceduta dai principi Buoncompagni al granducato di Toscana. Il porto, già notevole in ogni tempo per la sicurezza dei suoi fondali ebbe il maggiore sviluppo con la creazione delle grandiose acciaierie che fecero del Portovecchio di Piombino un importante centro industriale. Nel 1892 nacque la società Magona d’Italia, le vecchie fonderie maremmane vennero sostituite nel 1904 dall’industria che si chiamò Ilva, dal nome latino dell’isola fornitrice del minerale di ferro alla base della sua produzione. Con la nascita degli  impianti siderurgici nelle vicinanze di Piombino, il porto ebbe uno sviluppo esponenziale, seguì cosi  un importante ampliamento grazie anche alla costruzione di un molo e 4 pontili. Durante la Seconda guerra mondiale il porto fu quasi completamente distrutto. Al termine del conflitto, esso fu ricostruito e conobbe un ulteriore espansione negli anni sessanta grazie anche allo sviluppo del turismo di massa verso l’Isola d’Elba. A seguito di ciò Piombino oltreché un polo merci divenne anche porto passeggeri con più di un milione di persone trasportate ogni anno verso l’Isola d’Elba e successivamente la Sardegna diventando terzo porto italiano per traffico passeggeri.

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FOLLONICA

Il Pontile, in concessione alla società Nuova Solmine, è ubicato nel Comune di Scarlino a 1.5 Km a SE dell’abitato di Follonica, esso è esposto in latitudine 42° 54′ 00” NORD e longitudine 010° 46′ 4” EST. È costruito su palafitte in cemento armato, è lungo 692 metri dal battente del mare ed orientato per 242°. è alto 6 metri e largo 8 metri nella prima metà della lunghezza e 4 metri nella seconda. È provvisto di parabordi fissi staccati e quindi indipendenti dalla struttura e sorretti da un sistema di pali collegati con una travatura reticolare, anch’essi posti in testata e sui due lati, a protezione della struttura principale. Dispone inoltre di briccole di ormeggio collegate alla struttura di cui due nella sezione di poppa via per l’ormeggio della navi di varie lunghezze e quella di testa che invece è staccata dal pontile e sorretta da una serie di pali in cemento.

La struttura di ormeggio dispone inoltre di una boa posta a 80 mt dalla testata e fissata con catenaria al pontile il cui corpo morto è costituito da 4 pali infissi a filo del fondale, disposti a quadrato di lato 2 mt e collegati con travatura reticolare posta sul fondale. Il pontile è servito da una tubazione metallica che, dallo stabilimento chimico di Nuova Solmine porta l’acido solforico alla zona di carico con una resa oraria di 450 tonnellate. È adibito principalmente al carico/scarico dell’acido solforico, ma può essere impiegato anche il carico/scarico dei prodotti alla rinfusa.

Il pontile consente l’attracco delle navi con pescaggio di mt 6,84 sul lato Nord ed in testata e con pescaggio di 5 mt sul lato Sud. La differenza di pescaggio è dovuta al fatto che esiste una canaletta dragata con un fondale di circa 8 mt adibita all’attracco delle navi che compiono operazioni commerciali.

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SANTO STEFANO

La straordinaria bellezza dei luoghi, con le punte protese sul mare che racchiudono cale ventilate e salubri, hanno favorito fin dall’antichità romana insediamenti a ville di grande magnificenza come la “Domiziana” di S. Liberata, grande come un paese. Con la caduta dell’Impero romano sulla zona calò il silenzio, anche se il capace golfo costituiva per le navi un punto di rifugio in caso di tempesta e una tappa notturna per la navigazione a vista. Dal 312 d.C. con le disposizioni di Costantino e nell’805 con la “discussa” bolla leonina – carolingia il posto fu assegnato ad ordini monacali, l’ultimo dei quali fu l’Abbazia delle Tre Fontane di Roma. Va da sé che il sito, già “Portus Traianus”, non poteva che avere un nome legato alla religione. E così fu Porto Santo Stefano. Dal punta di vista amministrativo fu “infeudato” alle famiglie Aldobrandeschi, poi Orsini e infine conquistato con la forza dal libero Comune di Siena. In quest’ultimo periodo fior di architetti e viaggiatori segnalarono la zona come perfettissima, dove far sorgere una città ideale, ma Siena fu sorda. Solo con la costituzione dello Stato dei Presidi di Spagna (1557), nei primi anni del ‘600 l’allora Governatore Egidio Nunes Orejon fece costruire un giardino, un comodo e agiato palazzo, una piccola chiesa, un’osteria e la fortezza. Attorno a questi manufatti si muoveva un piccolo contingente addetto ai lavori, al servizio militare e pescatori meridionali, giunti per fare la stagione di pesca.